
“La libertà per noi è più preziosa della vita stessa”, sono queste le parole di coloro che salvarono la vita a migliaia di persone.
È il 9 aprile 1940 quando le truppe tedesche attraversano il confine danese, di fatto invadendola. In poche ore il popolo danese e il proprio re, Cristiano X, si arrendono al giogo nazista. Ed è così che questo stato e le proprie imprese vengono dimenticate o alterate in modo irreparabile. Per molti, infatti, la Danimarca non ha avuto nessun peso politico durante la seconda guerra mondiale, nessun onore o gloria. Viene considerato come uno stato che non ha avuto il coraggio di combattere e che ha collaborato con la macchina nazista.
Tutto ciò, tuttavia, è errato…
Era appena sorto il sole, quando il re Cristiano X viene informato dell’invasione da parte dei tedeschi. Il re si mosse tempestivamente. Si riunì col governo e lì avvenne la fatidica scelta: combattere e morire da eroi con gloria e onore o arrendersi e salvare milioni di vite. Fu così che il re e il proprio governo scelsero l’amara resa pur di salvare il proprio popolo. Quella stessa mattina il re e il primo ministro firmarono la resa.
La Danimarca viene quindi annessa alla Germania, scomparendo di fatto dalle cartine europee del tempo.
I Danesi persero così il proprio stato ma non il proprio orgoglio. E il primo fra tutti fu il re Cristiano X. A differenza di suoi contemporanei, come Leopoldo III o Haakon VII che decisero di fuggire, lui rimase in Danimarca. Oltre a ciò, il re iniziò a fare lunghe passeggiate a cavallo per la capitale diventando in questo modo un simbolo di resistenza, speranza e unita per il proprio popolo. A dimostrare che amava il proprio popolo c’è un’altra cosa molto importante. Egli, a differenza di stati come la Francia o la Polonia, non fece mai emanare leggi razziali contro gli ebrei ne fece mettere la stella di David ai propri connazionali.
Fu così che il popolo danese trovò la forza di continuare a combattere, anche se nell’ombra.
Per 3 anni il popolo danese vive in pace e senza troppi cambiamenti.
È il febbraio 1943 quando il governo danese viene a sapere dell’imminente deportazione. Il governo decide quindi di collaborare con la resistenza per mandare gli ebrei in Svezia e salvare più vite possibili, anche a costo di provocare l’ira dei nazisti. Lo stesso re esortò il popolo danese a salvare i propri fratelli ebrei usando qualsiasi mezzo. Fu così che a bordo di pescherecci e motoscafi, ottomila ebrei furono portati in salvo verso la Svezia.
Tutto ciò ebbe gravi conseguenze per coloro che rimasero in Danimarca, nonostante questo, non credo si siano mai pentiti di aver salvato i propri fratelli.
È così che il popolo danese e il proprio re verranno ricordati nei decenni a venire per tutto ciò che fecero in nome della libertà.