Intervista a cura di Laura Mosca alla signora Antonia Salzano, mamma del beato Carlo Acutis

Carlo Acutis era uno studente di 15 anni morto a causa di una leucemia fulminante. È stato proclamato Beato dalla Chiesa cattolica e le sue spoglie sono venerate nella Chiesa di Santa Maria Maggiore (Santuario della Spogliazione) ad Assisi.

Questo articolo vuole essere una personale riflessione come insegnante insieme alla mamma del beato Carlo Acutis, la signora Antonia Salzano, per valorizzare il mondo della scuola come luogo, a mio avviso, privilegiato per la crescita umana e, per chi crede, anche spirituale dei giovani ma anche del personale scolastico e docente. Guardare a un giovane come Carlo che ha fatto della sua vita ordinaria, anche di studente, una missione speciale può essere un modello reale da imitare.
Una santità, quella di Carlo, tutta laicale, in particolare intellettuale sostenuta da una intensa vita spirituale nutrita dai Sacramenti.

▪️Un giovane per i giovani: una vita ordinaria che diventa straordinariaUna vita ordinaria comune a tutti i giovani della Terra, che diventa, però, straordinaria se si permette all’Assoluto di entrarvi. Carlo ha capito perfettamente che questa vita è passeggera: siamo pellegrini in questo mondo. Carlo viveva una vita cristiana armoniosa: si comunicava tutti i giorni e si confrontava spesso con la Bibbia e, dunque anche nella sua vita di studente, la Bibbia diventa un “metro” di comportamento.

▪️Come si poneva Carlo nei confronti dei suoi compagni di classe?A scuola non aveva mai conflitti ed era sempre molto attento a coloro che avevano problematiche d’inserimento. Sin dalla prima elementare gli insegnanti testimoniano come Carlo si facesse prossimo dei compagni che avessero difficoltà ad interagire con la classe e di come li prendesse sotto la sua “ala protettiva”. Il suo migliore amico diventava colui che aveva più bisogno. Non era tanto questione di essere amico di chi emergeva, ma di chi aveva più bisogno. Con un termine molto in uso oggi nella scuola, lo definiremmo un “re” dell’inclusione!

▪️In una nota lettera del II secolo d.C. che va sotto il nome di Lettera a Diogneto leggiamo una bella similitudine: “ Il Cristiano è per il mondo come l’anima per il corpo”. Si può dire lo stesso di Carlo?La morte di Carlo ha lasciato un grande vuoto nei suoi compagni. Carlo era l’anima del suo gruppo di amici. È stato un testimone autentico per i suoi coetanei e più che con parole testimoniava con la sua stessa vita. Molto forte e rispettata dai compagni, era la sua testimonianza contro l’aborto.

▪️La scuola l’ha vissuta senz’altro con impegno ma, sicuramente, aveva anche dei doni speciali. In qualità di insegnante credente mi chiedo quanto l’intelletto debba comunque essere illuminato dallo Spirito per un buon profitto scolastico.Abbiamo in famiglia degli scienziati tra gli antenati tra cui Paolo Rufini, il matematico del XVII secolo inventore della regola che di lui porta il nome. Nel caso di Carlo non si può non pensare ad un’azione straordinaria di Dio. Le doti informatiche che aveva avevano del divino. A nove anni programmava in C+ e Java senza ausilio di corsi. I logaritmi li capiva da solo. Compravamo i testi al Politecnico di Milano e a Roma vicino al Palatino e Carlo studiava direttamente sui testi di ingegneria informatica. Non ha mai avuto apparizioni o visioni ma aveva sicuramente doni soprannaturali nel campo dell’ informatica. Ciò non era per lui motivo di orgoglio o vanto e diceva spesso: “Non l’amor proprio ma la Gloria di Dio”. Tutte le cose terrene le vedeva nell’ottica dell’Infinito. Come diceva spesso citando il Vangelo: “Senza di me non potete far nulla”(Gv15,5). Nello studio bisogna comprendere che i doni non sono frutto di noi stessi. La grazia e la misericordia di Dio ci vengono incontro anche nella Scienza. La medicina nella Bibbia è un dono.

▪️La vita spirituale e intellettuale sono tra loro collegate?Certamente, se non si ha una vita virtuosa, allora anche nello studio si fanno affermazioni umane e soggette a errori. Anche la teologia senza una vita virtuosa, ossia senza Spirito Santo, produce aberrazioni. Possiamo dire che l’assioma del mondo moderno è: “Non Dio ma io”.
Ogni azione buona crea una reazione a catena come una reazione nucleare. Nella scuola l’impegno è direttamente proporzionale alla vita virtuosa che conduciamo. Anche lo studio, come la lotta al peccato, consiste in un costante esercizio della volontà. A scuola vediamo che riesce meglio chi ha tanta forza di volontà e si impegna rispetto a chi, pur con grande intelligenza, non riesce a portare a termine il proprio compito. Quindi, anche a scuola, se non c’è volontà non si portano frutti. La scuola deve essere una palestra di vita non solo per imparare delle nozioni ma,soprattutto, per imparare anche a relazionarci con gli altri e impegnarci a esercitare la volontà per migliorare noi stessi.

▪️San Tommaso sulla scia di Aristotele usava l’espressione “luce dell’intelletto” poiché la conoscenza delle realtà sensibili deve interagire con la luce dell’intelletto agente.
Carlo amava molto San Tommaso, vero?

Carlo sapeva perfettamente le Qaestio della Summa Theologiae di San Tommaso. Il suo padrino, docente alla Università Cattolica, lo interrogava sulle varie affermazioni e lui sapeva, già a 9 anni, rispondere perfettamente. Diciamo che la “dottrina” stessa dimorava in lui, come una sorta di scienza infusa.

▪️Cosa voleva dire Carlo con la frase “Tutti nascono originali ma molti muoiono fotocopie”?Ognuno nasce con un progetto irripetibile da realizzare; basti pensare alla unicità delle impronte digitali di ognuno di noi. Ogni persona scopre questo progetto sulla sua vita attraverso una “connessione Internet” con Dio. Se tale connessione cade, allora, si ha una crisi esistenziale. Il mezzo perché tale connessione continui è la preghiera.

▪️Una lettura della realtà attraverso il mito della caverna di Platone…Nel mito della caverna di Platone l’unica realtà creduta tale erano le ombre delle cose esistenti proiettate sul muro di una caverna e osservate da persone legate da catene. Chi riesce a slegarsi dalle catene scopre che la realtà vera è quella fuori dalla caverna. Carlo faceva un bel paragone: un conto è vedere una sfera nella sua totalità e un conto sono gli spicchi o sezioni parziali.
Per analogia possiamo dire che avere lo sguardo sull’infinito ci dà una visione di insieme per la nostra vita terrena.

▪️Come insegnante mi rivolgo a una generazione di nativi digitali. Quale può essere il messaggio di Carlo per i giovani di oggi?“Oggi con l’uso eccessivo dei social siamo schiavi del numero dei “like” o delle visualizzazioni dei post. Questo mostra un’esaltazione dell’io o,come diceva Nietzsche, del SuperUomo. Anche la cultura e dunque Internet devono essere messi a servizio dell’uomo e, per chi crede, di Dio. Attraverso l’Informatica Carlo voleva portare la Buona Novella in tutto il mondo.

Una bella figura quella di Carlo per dei giovani sempre più connessi con i social ma credo, forse, a volte “disconnessi” con il proprio mondo interiore. Ringrazio la signora Antonia Salzano che ha permesso una riflessione così attuale e che dona profondità alla esistenza di cui i giovani, come constato nel mio lavoro, sono in continua ricerca sia consapevolmente che non.

Carlo ci aiuti a crescere in umanità e carità poiché ci insegna che la santità è bellezza e credo nessun giovane vada troppo lontano da ciò che è bello e armonioso, come ci mostra un’anima limpida che sa fare della sua esistenza un canto di lode a Dio.

Di Redazione

Leopaper è il giornale OnLine degli studenti dell'ITT Leonardo da Vinci di Foligno (PG). Concepito da un'idea del Prof. Costanzo nel 2021 è venuto al mondo il 10 Ottobre del 2022.

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