Nonostante la covid non sia più l’argomento centrale delle nostre conversazioni, il coronavirus SARS-CoV-2 è ancora tra noi e continua a mutare per diffondersi meglio tra i suoi ospiti (noi). Negli ultimi tempi hanno destato preoccupazione due sub-subvarianti (ovvero varianti di BA.5, subvariante di Omicron) che si sono diffuse dapprima negli Usa, e ora anche in Europa.
Si tratta di BQ.1 (chiamata anche Cerberus) e la “figlia” BQ.1.1, che il 21 ottobre rappresentavano oltre il 16% dei nuovi casi di covid negli Stati Uniti e che, secondo l’Ecdc (che le ha definite “varianti di interesse”), tra metà novembre e inizio dicembre diventeranno dominanti nel Vecchio continente, portando probabilmente a un nuovo aumento dei contagi.. Più forti. Non sono ancora stati condotti studi approfonditi, ma da ricerche preliminari (alcune non ancora sottoposte a revisione tra pari) sembra che BQ.1 e BQ.1.1 abbiano una maggiore capacità di eludere la risposta immunitaria, e che BQ.1.1 riesca a infettare nuovamente anche chi ha già contratto in passato la subvariante BA.5.
Secondo quanto sappiamo, non sembrano tuttavia provocare infezioni più gravi rispetto a BA.5, attualmente dominante. «BQ.1.1 è la più preoccupante delle due», afferma Eric Topol (Scripps Research Translational Institute), spiegando come questa sia «piena zeppa di mutazioni problematiche» che potrebbero mettere a dura prova la nostra risposta immunitaria.. QUALCHE INEDITO. I sintomi di BQ.1 e BQ.1.1 sono in parte gli stessi che abbiamo imparato a conoscere con Omicron (febbre, mal di gola, tosse, naso chiuso), a cui se ne aggiungono però alcuni di inediti, come perdita di appetito, tachicardia, diarrea e afonia.. L’opinione di Fauci. «Quando ci si trova davanti a una variante di questo tipo, bisogna osservarne il ritmo di crescita rispetto alle altre: in questo caso BQ.1 ha un tempo di raddoppio piuttosto preoccupante», ha dichiarato a Cbs News Anthony Fauci, consigliere medico della Casa Bianca.
Un altro aspetto che preoccupa l’immunologo è il fatto che BQ.1 e BQ.1.1 sembrano essere resistenti alle terapie con gli anticorpi monoclonali. Come sempre, il futuro è incerto: non ci resta che prepararci alle nuove sfide che ci presenterà la pandemia, sperando che il peggio sia alle nostre spalle..
